Libera 2023



Siamo all’università. Il professore entra in aula col suo portamento imponente e si avvicina a uno studente.
«Come ti chiami?»
«Nelson.»
«Bene Nelson, esci da questa aula e non presentarti più.»
Così, senza un motivo, il professore espelle dall’aula lo studente e inizia la sua lezione.
«A che cosa servono le leggi?» domanda con tono autoritario.
Sono tutti scossi e intimoriti. Hanno paura di rispondere, soprattutto quando cominciano a esprimere il loro parere e il professore smentisce ciò che dicono.
«Per fare giustizia» interviene una ragazza.
«Bene, che altro?»
«Hanno il fine di salvaguardare i diritti umani.»
«Servono a distinguere il bene dal male, a premiare coloro che fanno il bene…» aggiunge un altro studente.
«Ora rispondete a questa domanda: ho agito correttamente ad espellere Nelson dall’aula?»
«No!» risposero tutti all’unanimità.
«E perché nessuno ha fatto nulla al riguardo?
Perché vogliamo leggi e regole, se non abbiamo la volontà necessaria per metterle in pratica?
Ognuno di voi ha l’obbligo di parlare quando è testimone di un’ingiustizia. Sempre. Non state in silenzio. Mai più! Andate a cercare Nelson! Imparate che quando non difendiamo i nostri diritti, perdiamo la dignità e la dignità non può essere negoziata.»
Questa storia può riassumere in poche parole il ruolo di ognuno di noi come componenti dello Stato. È proprio questo messaggio che Libera cerca di comunicare. Le ingiustizie esistono, ma noi abbiamo la voce per parlare, per denunciare.
La mafia non ha paura dei magistrati, delle armi e delle leggi, ma ha paura della cultura e di quando le persone si coalizzano creando una barriera che blocca la mafia stessa.
La nostra avventura è iniziata la sera del 10 settembre in direzione Isola di Capo Rizzuto. Sin dal primo giorno siamo stati immersi nella realtà di Libera, con Pietro, Umberto e Raffaella. Abbiamo preso parte a incontri e attività formative con le testimonianze di Giovanni Gabriele e Tiberio Bentivoglio oltre che alle attività di impegno sociale della cooperativa Terre Joniche che ci ha ospitati durante questi giorni, nei quali si sono alternati momenti di impegno e formazione e momenti di svago.
Tiberio Bentivoglio ci ha lasciati con una citazione con cui noi ora lasceremo voi: siate come l’albero del mandorlo, che non aspetta la primavera per fiorire.